Mussolini by Richard J.B. Bosworth

Mussolini by Richard J.B. Bosworth

autore:Richard J.B. Bosworth [Bosworth, Richard J.B.]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852053177
editore: Mondadori


a Nome con cui venne denominata la Manciuria durante l’occupazione giapponese degli anni Trenta.

XIV

La crisi in Europa

(1936-1938)

La proclamazione dell’Impero in Italia portò la reputazione di Mussolini ad altezze vertiginose. Gli adulatori si dividevano tra quelli che ritenevano più giusto plaudire alla sua vocazione apostolica1 e quelli che invece credevano più opportuno magnificarne la divinità. Come spiegò il giornalista Asvero Gravelli nel suo studio sulle «interpretazioni spirituali di Mussolini»: «Omero, il divino nell’Arte; Gesù, il divino nella Vita; Mussolini, il divino nell’Azione».2 O era forse il Duce una specie di Apollo? I paralleli si facevano sempre più bizzarri. «Il sorriso di Mussolini» scrisse Gravelli «è come la luce del dio Sole attesa e bramata perché salutare e vivificante.»3 «A chi somiglia Mussolini? A nessuno. Se paragonate Mussolini agli uomini di Stato di altre razze Lo diminuite.»4 Altri propagandisti non erano meno enfatici. «Egli era solo come ogni fondatore di religione. Questa religione si chiama Italia.»5 Lui era «infallibile», «ineluttabile», «titanico», «geniale», «divino».6 Guardarlo era come guardare il sole; non si poteva vedere l’uomo, ma «un dilagare immenso di radiose vibrazioni nell’etere».7

Se, da una parte, gli elogi lo riempivano d’orgoglio,8 dall’altra Mussolini vide ben presto logorarsi la gloria del trionfo etiopico, traendone conferma del suo abituale pessimismo sulla vita. Nel giugno 1936 si scoprì che la più giovane delle sue figlie, Anna Maria, di soli sei anni, era ammalata di poliomielite. Per più di una settimana sembrò in procinto di morire e Mussolini, abbandonato l’ufficio, vegliò al suo capezzale.9 Il 10 giugno, l’infausto anniversario del delitto Matteotti, si pensò che fosse in punto di morte. Si dice che Rachele abbia consultato un «medicone popolare molto noto in tutta la Romagna» per i suoi rimedi miracolosi. Con o senza quell’aiuto, si dovette aspettare l’inizio di luglio perché fosse chiaro che Anna Maria sarebbe sopravvissuta.10 Alessandro Lessona, nuovo ministro delle Colonie (dal giugno 1936 al novembre 1937), ricordava di aver incontrato il Duce una mattina a villa Torlonia «con il viso disfatto, la barba lunga, gli occhi arrossati, con una giacca di casa indossata su una camicia sgualcita».11 Come nel Giulio Cesare di Shakespeare, per coloro che potevano vederlo, il dio tremava.

Con altri membri della famiglia i rapporti continuavano a essere problematici. Nel luglio 1936, a seguito di ampollosi tentativi di dipingerlo come il giornalista della gioventù,12 Vittorio divenne – con Luciano De Feo, famoso esperto di cinema e direttore del cinegiornale dell’Istituto Luce – condirettore di una nuova rivista intitolata «Cinema».13 Suo padre fu per un momento fiero di lui.14 Il figlio maggiore del Duce, però, aveva difficoltà a concentrarsi; a quanto si diceva, trascorreva molto tempo nei bordelli di alta classe con il fratello minore Bruno.15 Questi dovette anche tener testa alle pretese di una povera ragazza romana che aveva sedotto e abbandonato.16 Quando, in un giorno piovoso del febbraio 1937, Vittorio sposò nella basilica di San Pietro una ragazza della borghesia milanese, Orsola Bufali, in una cerimonia congiunta con suo cugino Vito (che sposava Silvia Tardini), l’evento ricevette un trattamento regale dalla stampa italiana.



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